La denuncia di HRW: «il Governo italiano non contrasta le violenze razziali»
L’Italia non è un paese per stranieri: lo riferisceHuman Rights Watch nel rapporto“L’intolleranza quotidiana: la violenza razzista e xenofoba in Italia” del 21 marzo scorso, che evidenzia come il governo italiano non stia facendo praticamente nulla per prevenire violenze e persecuzioni a sfondo razziale ma anzi tenda a sminuire la portata del problema, derubricandolo a semplici fatti di cronaca. Un problema al quale si uniscono, secondo l’organizzazione per i diritti umani, l’incompetenza delle forze dell’ordine e del personale giudiziario e l’incompletezza nella raccolta di dati in merito: «la retorica dei politici, le misure del governo e la cronaca mediatica – si legge nel rapporto – collegano gli immigrati e i Rom alla criminalità e contribuiscono ad alimentare un clima di pericolosa intolleranza in un Paese che ha visto un aumento enorme dell’immigrazione negli ultimi 10 anni».
Il riferimento è in particolar modo all’allarmismo generato dalle dichiarazioni del Governo italiano in merito all’esodo di migranti dalle coste del Nord Africa, descritto in modo irresponsabile come un’”invasione”, ma anche ai numerosi episodi di violenza registrati in Italia negli ultimi anni a danno degli stranieri, a partire dalle aggressioni ai campi Rom di Napoli nel maggio 2008 e dagli scontri a Rosarno per arrivare ai casi singoli, come quello di Abdoul Guiebre, ucciso in strada a sprangate a Milano nel 2008, o del cittadino indiano picchiato e bruciato dopo essere stato cosparso di benzina a Roma, nel 2009.
«Le autorità – si scrive ancora nel rapporto di Human Rights Watch - hanno registrato 142 crimini imputabili a odio discriminatorio nei primi nove mesi del 2009, ma in un periodo pressappoco uguale esaminando le notizie pubblicate sulla stampa una organizzazione italiana anti-razzista ha registrato 398 di questi crimini, fra cui 186 aggressioni fisiche (18 delle quali hanno portato alla morte dell’aggredito)». Una panoramica a cui si aggiungerebbero anche i maltrattamenti delle forze dell’ordine verso i Rom, tanto nelle operazioni di sgombero dei campi quanto nelle stazioni di polizia: l’impunità per chi si rende complice di atti simili ha portato negli anni queste minoranze (secondo l’indagine conoscitiva del Parlamento sulla condizione di Rom e Sinti in Italia, iniziata nell’ottobre 2009 e conclusasi nel febbraio 2011, le persone appartenenti a queste comunità nel nostro Paese rappresenterebbero lo 0,2% della popolazione) ad avere poca o nessuna fiducia nelle istituzioni pubbliche e a diventare proprio per questo «la minoranza più vilipesa in Italia».
Significativo sarebbe il fatto che leggi italiane sul tema, pur presenti, non si dimostrino all’altezza della situazione: la legge Mancino del 1993 - che condanna gesti, azioni e slogan legati ad ideologie nazifasciste e con l’intento di incitare alla violenza e alla discriminazione di razza- prevede infatti pene detentive severe per reati aggravati dalla motivazione razziale, ma «è stata spesso interpretata dai pubblici ministeri e dai giudici come applicabile solo ai crimini unicamente motivati dall’odio razziale, – continua il comunicato – lasciando che gravi crimini razzisti venissero perseguiti come se si trattasse di reati comuni».
Il rapporto di Human Rights Watch inquadra dunque una tendenza generale italiana a definire ‘isolati’ e ‘rari’ i crimini a sfondo razzista, utilizzando il bassissimo tasso di denunce per questo tipo di reati come motivazione sufficiente per continuare a sostenere la propria tesi, ma «ignorando l’impatto sui dati della reticenza a denunciare la violenza razzista e della mancanza delle autorità a identificarla correttamente». Diretta conseguenza di ciò sarebbe la mancanza di una formazione specializzata perché le forze dell’ordine e i pubblici ministeri possano identificare e perseguire correttamente questo tipo di violenza. «Molte persone, soprattutto immigrati privi di documenti e Rom, hanno semplicemente troppa paura per andare alla polizia - ha detto al riguardo Judith Sunderland, ricercatrice senior per l’Europa occidentale diHuman Rights Watch, sul sito dell’associazione – Il governo italiano deve fare molto di più per incoraggiare la segnalazione dei reati e ricostruire la fiducia tra queste comunità particolarmente vulnerabili».
Eppure è proprio nell’attuale governo italiano – non solo nella maggioranza – che Human Rights Watch identifica la radice del problema: «dal 2008 il governo di Silvio Berlusconi in coalizione con la Lega Nord, partito apertamente anti-immigrazione, ha emesso decreti di “emergenza” per spianare la strada a misure forti contro gli immigrati irregolari e i Rom e ha passato una legge che rende l’ingresso senza documenti e il soggiorno in Italia reati punibili con una multa salata. Eletti di tutti gli schieramenti politici si sono impegnati in propaganda anti-immigrati e anti-Rom».
Redazione Punto Rosso a cura di Erica Balduzzi per DirittoDiCritica
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